mercoledì 14 novembre 2012

Mostra di Brueghel a Roma

Roma, Chiostro del Bramante 18 dicembre 2012 - 2 giugno 2013 1_Pieter Brueghel il Giovane, Danza nuziale all’aperto, 1610 ca., Olio su tavola, 74,2 x 94 cm, U.S.A. Collezione privata 2_Pieter Brueghel il Giovane, Trappola per uccelli, 1605, Olio su tavola, 50,5 x 61 cm, Genève, Collection Torsten Kreuger 3_Pieter Brueghel il Giovane, Le sette opere di carità, 1616 - 1618 ca., Olio su tavola, 44 x 57,50 cm, Collezione privata Il Chiostro del Bramante ospita dal 18 dicembre 2012 al 2 giugno 2013 Brueghel. Meraviglie dell’arte fiamminga, la prima grande esposizione mai realizzata a Roma dedicata alla celeberrima stirpe di artisti. Un’occasione unica per ammirare i capolavori di un’intera dinastia di eccezionale talento, attiva tra il XVI e il XVII secolo, e ripercorrerne la storia, lungo un orizzonte temporale, familiare e pittorico di oltre 150 anni. Curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie, Conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art, la mostra fa parte di un grande progetto internazionale che approda per la prima volta nella Città Eterna in una versione inedita e rinnovata, dopo le tappe di Como e Tel Aviv. Arricchita da quasi venti nuove opere, la retrospettiva romana è promossa e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con DART Chiostro del Bramante. Con oltre 100 opere, l’esposizione offre al pubblico la possibilità di vedere da vicino meravigliosi dipinti, presentati in modo organico e completo nella suggestiva cornice capitolina, provenienti da importanti musei nazionali e internazionali, e da un elevato numero di prestigiose collezioni private, nella cui estremamente frammentaria dislocazione nel mondo sta l’eccezionalità di questa mostra, che è riuscita a raccogliere e mettere insieme capolavori altrimenti difficilmente accessibili, alcuni dei quali finora mai esposti al pubblico.

martedì 24 luglio 2012

Viaggio in Italia, capolavori dai Musei del Mondo Trieste, Gradara, Bari

Viaggio in Italia Capolavori dai Musei del Mondo Una mostra “diffusa” per scoprire, attraverso grandi opere d'arte custodite all'estero, alcuni dei più visitati luoghi della cultura del nostro Paese. Il 14 giugno 2012 ha preso avvio il progetto culturale "Viaggio in Italia. Capolavori dai Musei del mondo", promosso dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale del MiBAC e ideato e prodotto da Alef – cultural project management. L'iniziativa, un progetto espositivo destinato a ripetersi ogni anno, permetterà a importanti realtà museali straniere di esporre alcune delle loro opere chiave in differenti Istituzioni statali del nostro Paese. Obiettivo è quello di presentare al pubblico italiano capolavori provenienti da prestigiosi Musei internazionali, offrendo ai visitatori la possibilità non solo di scoprire e contemplare opere d'arte di grande valore custodite all'estero, ma anche di ammirare storici e suggestivi monumenti italiani. Museo partner dell'edizione 2012 è la Fondation Bemberg di Tolosa in Francia che presterà capolavori di grandi artisti come Paul Signac, Pierre Bonnard, Henri Matisse, Lucas Cranach Il Vecchio, Rogier Van der Weyden (atelier), Adriaen Isenbrandt, Pieter Brueghel il Giovane, Ambrosius Benson, Joachim Patinir a tre celebri castelli del nostro Paese: il Museo storico del Castello di Miramare, la Rocca di Gradara e il Castello Normanno-Svevo di Bari. Tre mostre simultanee - patrocinate dall'Ambasciata di Francia in Italia - che, attraverso un tour interregionale lungo il litorale adriatico, permetteranno di scoprire non solo grandi opere d'arte custodite all'estero ma anche alcuni dei principali luoghi della cultura del nostro Paese. Tre celebri castelli del nostro Paese ospitano i capolavori della Fondation Bemberg di Tolosa Sì dolce è il tormento l'amore in tre capolavori di Lucas Cranach il Vecchio Trieste, Museo storico del Castello di Miramare Fino al 30 ottobre Quell’universo particolarissimo il fascino dell’arte fiamminga in cinque capolavori a Gradara Rocca di Gradara Fino al 29 ottobre Dopo l’Impressionismo Il nuovo sguardo sulla natura in tre opere di Bonnard, Signac, Matisse Bari, Castello Normanno-Svevo Fino al 28 ottobre www.mostreviaggioinitalia.com ..................................................................................... www.mostreviaggioinitalia.com Uffici stampa: Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale - Ministero per i Beni e le Attività Culturali Vassili Casula vassili.casula@beniculturali.it Tel. +39 06.67232394 Maria Antonietta Curione maria.curione@beniculturali.it Tel. +39 06.67232118 Alef – Cultural project management Ilaria Bolognesi ilaria.bolognesi@alefcultural.com Tel : +39 02 45496874 - Fax: +39 02 45496873

Mostra David LaChapelle a Lucca

Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca 29 giugno 2012 - 04 novembre 2012 a cura di Maurizio Vanni
Una grande mostra dedicata a uno degli artisti della fotografia più importanti a livello internazionale, David LaChapelle, divenuto leggendario per la sua stravaganza e la sua originalità, sarà esposta al Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art dal 29 giugno al 4 novembre 2012. La mostra a cura di Maurizio Vanni, è prodotta da Arthemisia Group in collaborazione con Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art. Il nuovo museo, all'interno dello storico Palazzo Boccella nel cuore della città di Lucca, si è da tre anni affacciato al mondo dell’arte moderna e contemporanea in modo intraprendente e sensibile, lungimirante nella presentazione dei propri eventi, rivelatrici di conoscenze e memorie come le mostre Jean Dubuffet e l’Italia, State of Mind: Minimal Art/Panza Collection e Carte rivelatrici. I tesori nascosti della Collezione Peggy Guggenheim da poco conclusasi con grande successo. La sua attenzione è rivolta anche alle nuove forme di comunicazione artistica, in particolare alla fotografia cui dedica ogni anno un evento. Fino ad ora sono state presentate al pubblico le mostre su Man Ray, Steve McCurry e Michel Comte. Quest’estate il Lu.C.C.A. presenterà la prima tappa del tour italiano dedicato a David LaChapelle, che sarà l’evento clou della stagione. Riuniti 53 scatti del geniale fotografo, che racconteranno il percorso antologico della sua produzione attraverso 10 serie quali: Star System, Deluge (Awakened), Earth Laughs in Flowers, After the Pop, Destruction and Disaster, Excess, Plastic People, Dream evokes Surrealism, Art References e Negative Currency. David LaCapelle è nato a Fairfield l’11 marzo 1963, ed è attivo nei campi della moda e della fotografia. Noto per il suo surrealismo, è considerato uno dei fotografi più intuitivi di tutti i tempi. La sua carriera da professionista è iniziata negli anni Ottanta collaborando con alcune gallerie: la sua prima mostra si è tenuta nel 1984 alla Galleria 303 di New York. Poco dopo, David LaChapelle ha accettato di collaborare con la rivista “Interview”, magazine fondato da Andy Warhol. Così la prima opportunità di David LaChapelle è arrivata da un grande artista e scopritore di talenti che gli ha aperto la porta principale di un nuovo universo tutto da scoprire: l’editoria. Nel corso della sua professione, LaChapelle ha scattato cover e servizi speciali per riviste come “Vanity Fair”, “GQ”, “Vogue”, “The Face”, “Arena Homme”, “Rolling Stones” e collaborato con aziende quali Tommy Hilfiger, Condé Nast, Nokia, L’Oréal, H&M, Burger King e Diesel. LaChapelle non è il fotografo dello scatto rubato, non è l’artista che vive con la macchina fotografica al collo in attesa di un evento straordinario da immortalare, non è il reporter che rischia la vita per regalare l’attimo prima di qualcosa che cambierà il mondo. È semplicemente un sismografo del proprio tempo che rende evidenti concetti e considerazioni attraverso scatti concepiti come fossero grandi dipinti. In molti suoi lavori l’approccio è più da pittore tradizionale che da fotografo. Egli non aspetta il momento speciale, ma lo inventa o lo pianifica, magari bloccando l’intuizione con il disegno o dipingendone una bozza con gli acquarelli. Così crea un suo personalissimo set con gli scenari che ha ben chiari in mente cercando di realizzare qualcosa di esclusivo, ovvero fotografare ciò che razionalmente non sarebbe considerato fotografabile. La mostra è suddivisa in dieci sezioni tematiche e propone le serie fotografiche di LaChapelle la cui scelta degli argomenti rispecchia il suo desiderio di raccontare, creando un palinsesto dove sistemare le figure proprio come un pittore che prepara, con dovizia e attenzione maniacale, una scena dal vivo prima di disegnarla. L'esposizione spiega in chiave di racconto il percorso dell’opera di LaChapelle, che da prima dello scatto, si trasforma in un regista che comunica ai corpi e alle anime da immortalare il pensiero del suo lavoro. Il suo operare è impegnativo e faticoso, ma emotivamente coinvolgente sia per se stesso che per i suoi modelli. Per tutti la vanità è una forma di auto-devozione dissociata dalla realtà e dai contesti quotidiani. L’ironia dei suoi scatti scaturisce dall’imprevedibilità di una composizione che, spinta all’eccesso, esalta il vizio della vanità, intesa come vanitas, ovvero ammonimento all'effimera condizione dell'esistenza, quindi non fine a se stessa ma che perpetua l’operato umano nello scorrere dei secoli. L’evento è stato realizzato in partnership con Robilant + Voena e Fred Torres Collaborations. Sede Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art Via della Fratta 36 55100 Lucca Orario apertura 29 giugno > 31 agosto 2012 da Martedì a Giovedì, 10.00 - 19.00 Venerdì e Sabato, 10.00 - 24.00 Domenica, 10.00 - 19.00 1 settembre > 4 novembre 2012 da Martedì a Domenica, 10.00 - 19.00 (la biglietteria chiude un’ora prima) Lunedì chiuso

domenica 15 aprile 2012

Rembrandt, incidere la luce. I capolavori della grafica alle Scuderie del Castello visconteo di Pavia

Rembrandt Incidere la luce I capolavori della grafica Scuderie del Castello Visconteo, Pavia Fino al 1 luglio 2012 Grande successo di pubblico per la mostra Rembrandt. Incidere la luce allestita alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia fino al 1 luglio. Nel weekend di Pasqua le splendide incisioni del Maestro olandese sono state ammirate da circa 1.000 visitatori, un'ottima affluenza per una mostra di grafica. L'esposizione presenta quaranta incisioni, gran parte delle quali esposte per la prima volta al pubblico, e tutte provenienti dalla Collezione Malaspina, prestigiosa raccolta grafica a livello nazionale e nucleo fondante dei Musei Civici di Pavia. Una preziosa occasione quindi anche per scoprire il patrimonio artistico della città di Pavia e le suggestive sale espositive delle Scuderie. "Siamo molto soddisfatti dei risultati di pubblico che sta ottenendo la mostra Rembrandt. Incidere la luce. Dopo i numeri da record di Degas, Lautrec, Zando’. Les folies de Montmartre con cui superare i 1000 visitatori giornalieri era una consuetudine domenicale senza dover aspettare i ponti festivi ora ci misuriamo con numeri ovviamente più contenuti ma che ci sorprendono per una mostra di grafica. Rembrandt è capace di attrarre moltissimi visitatori che ci fanno sperare di eguagliare il successo della grande mostra di grafica di Matisse che abbiamo inaugurato sempre a Pavia. Mostre interamente prodotte da Alef e che risultano vincenti proprio perché capaci di essere a "impatto zero" per le casse del Comune. Stiamo ora lavorando a nuovi grandi progetti sui quali questa volta abbiamo bisogno di sostegno economico per arrivare al nostro obiettivo: superare il record di Degas, Lautrec, Zandò e proiettare Pavia nel circuito delle mostre dai grandi numeri.", ha dichiarato Pietro Allegretti, Presidente di Alef - cultural project management. ................................................................................................................ Dopo il grande successo della mostra Degas, Lautrec, Zando’. Les folies de Montmartre prosegue il programma di valorizzazione culturale delle Scuderie del Castello Visconteo con la mostra Rembrandt. Incidere la luce. I capolavori della grafica dal 17 marzo al 1 luglio 2012. L’iniziativa, promossa dal Comune di Pavia con l'esclusiva partnership istituzionale della Provincia di Pavia e curata da Laura Aldovini con i Musei Civici di Pavia, è prodotta e organizzata da Alef – cultural project management. L’esposizione presenta la produzione grafica del grande artista olandese, Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Leida, 1606 - Amsterdam, 1669), celebre pittore, ma anche e soprattutto geniale incisore che, attraverso una grande varietà di soggetti, una straordinaria perizia tecnica e un inconsueto uso della luce, realizzò circa trecento stampe di forte impatto emotivo. In mostra quaranta incisioni - tra autografe dell’artista e alcuni fogli di bottega - gran parte delle quali esposte per la prima volta al pubblico e tutte provenienti dalla Collezione Malaspina, prestigiosa raccolta grafica a livello nazionale e nucleo fondante dei Musei Civici di Pavia. Il percorso espositivo presenta anche tre opere di Albrecht Dürer (1471-1528), al fine di mostrare l’influenza del celebre maestro tedesco su Rembrandt e affiancare due artisti che, seppure distanti cronologicamente e tecnicamente, sono da considerarsi i più grandi incisori di tutti i tempi. Il visitatore potrà ammirare alcuni dei capolavori di Rembrandt tra cui una serie dei suoi famosi ritratti e autoritratti come il Ritratto di Jan Six (1647), l’Autoritratto con la sciarpa al collo (1633) o l’Autoritratto alla finestra (1648), prova di una forte capacità di introspezione psicologica, nonché le celeberrime scene sacre come La morte della Vergine (1639) o La stampa dei cento fiorini (1649 ca.) e anche esempi di opere rimaste ancora oggi enigmatiche nel loro significato, come quella detta generalmente Il Faust (1652 ca.). Con questo omaggio al grande maestro olandese i Musei Civici permetteranno inoltre al pubblico di saggiare la qualità e la rarità di alcune delle incisioni appartenenti alla raccolta di stampe del marchese Malaspina, collezionista eccezionale, che attraverso l’acquisto di oltre 5.000 opere ha saputo ricostruire in modo esaustivo la storia dell’incisione dal Quattrocento al Settecento. Fotografia di Pierino Sacchi ................................................................................................................ Rembrandt Incidere la luce I capolavori della grafica Sede Scuderie del Castello Visconteo di Pavia Viale XI febbraio, 35 - 27100 Pavia Date 17 marzo – 1 luglio 2012
Nuovi Orari Martedì, mercoledì, venerdì: 10.00 – 13.00 | 15.00 – 18.00 Sabato, domenica: 10.00 – 13.00 | 14.00 - 19.00 Giovedì: 10.00 – 13.00 | 15.00 – 21.00 Lunedì chiuso
Biglietti Intero 7,00 euro Ridotto 5,00 euro Convenzionati 6,00 euro
Informazioni www.scuderiepavia.com info@scuderiepavia.com tel +39 0382 - 403726 - + 39 0382 – 538932
Prevendita www.vivaticket.it call center vivaticket a pagamento: 899 666 805, dal lunedì al venerdì 8.00-20.00 | sabato 8.00-15.00 Pagamenti tramite vaglia postale (esclusi vaglia on-line), bonifico bancario e carta di credito. E’ previsto un diritto di prevendita di 1,00 € sui biglietti prenotati on-line sul sito www.vivaticket.it a esclusione delle scuole. Catalogo Silvana Editoriale Ufficio stampa Alef – Cultural project management Ilaria Bolognesi

Roma, Palazzo Sciarra, dal 14 aprile all’1 luglio 2012 SCULTURE DALLE COLLEZIONI SANTARELLI E ZERI

in occasione della XIV Settimana della Cultura > 14 - 22 aprile 2012 ingresso gratuito alla mostra SCULTURE DALLE COLLEZIONI SANTARELLI E ZERI a cura di Andrea G. De Marchi 14 aprile - 1 luglio 2012 Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra
Dopo il successo della grande mostra sull’icona dell'arte americana del XX Secolo Georgia O’Keeffe, la Fondazione Roma offre al pubblico un’inedita esposizione intitolata Sculture dalle Collezioni Santarelli e Zeri, dedicata a due grandi esponenti del collezionismo italiano, Federico Zeri, celeberrimo critico d’arte, e la famiglia Santarelli. Promossa dalla Fondazione Roma, la mostra è organizzata dalla Fondazione Roma - Arte - Musei con Arthemisia Group, in collaborazione con la Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli, e sarà ospitata nelle sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra, dal 14 aprile all’1 luglio 2012.
Scultore romano del II secolo d.C. (busto), Torso femminile e testa di Dioniso, marmo bianco statuario (testa), porfido egiziano (torso), cm 82 (testa e torso) x 70 x 40, Roma, Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli, Foto Giuseppe Schiavinotto
In occasione della XIV Settimana della Cultura, dal 14 al 22 aprile, si potrà accedere alla mostra Sculture dalle Collezioni Santarelli e Zeri, presso il Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra, con ingresso gratuito.
La mostra Sculture dalle Collezioni Santarelli e Zeri, a cura di Andrea G. De Marchi e con la consulenza scientifica di Dario Del Bufalo, presenta in prevalenza statue, grandi frammenti lapidei e bassorilievi dall’antichità all’epoca barocca. Le opere, in gran parte accessibili per la prima volta al pubblico in questa occasione, rappresentano gli interessi sulla scultura di Federico Zeri, condivisi dalla Fondazione Santarelli istituita dai figli nel ricordo dei genitori Dino ed Ernesta Santarelli. Il nucleo fondativo di quest'ultima raccolta e le aggiunte successive evidenziano un'intelligente linea strategica indirizzata su una produzione artistica fino a pochi anni fa assai sottostimata. La cospicua quantità di pezzi va dai reperti archeologici sino al ‘700, con un particolare interesse rivolto ai marmi colorati e alla storia di Roma. Di inestimabile valore storico, artistico e filologico sono le opere provenienti dal lascito del grande Federico Zeri (Roma, 12 agosto 1921 - Mentana, 5 ottobre 1998), che il critico accumulò nell’arco della sua vita, senza mai disporre di grandi mezzi economici – come egli stesso raccontava – ma seguendo la propria curiosità e ricercando sempre la qualità, assistito da un’eccezionale competenza tecnica e da una notevole dimestichezza nel commercio dell’arte. L'occasione consente inoltre interessanti considerazioni sulla figura di quello che è stato probabilmente lo studioso d'arte figurativa più insigne dalla metà del XX secolo in poi. L’evento riunisce pezzi lapidei cercando di raccontare aspetti dello stile, dei soggetti e dei materiali della scultura, attraverso una selezione compiuta fra le due raccolte. L’esposizione mette in evidenza le affinità e le differenze che esse esprimono, permettendo qualche cenno sui vari approcci del collezionista nei confronti dell’opera da acquisire. Novità assoluta è l’illuminazione di alcuni pezzi, dinamica, proveniente da punti differenti. Si potranno così apprezzare meglio la qualità dei materiali e le tecniche scultoree delle superfici, nonché i volumi in gioco. In ultimo è allestito lungo il percorso di mostra Lo studio dello scultore, dove viene ricostruita la bottega di uno scultore, dotata dei vari strumenti e dei materiali di lavoro, per fornire al visitatore un'idea concreta delle tecniche esecutive. All’interno della stanza sono stati collocati lavori dei due celebri falsari romani della prima metà del Novecento: Gildo Pedrazzoni e Alceo Dossena. -------------------------------------------------------------------------------- Ufficio Stampa Arthemisia Group

Carlotta del Belgio a Miramare: gli anni della felicita' Mostra in Belgio

Carlotta del Belgio a Miramare Gli anni della felicità 19 aprile - 10 giugno 2012 Musée BELvue, Bruxelles, Belgio Dal 19 aprile al 10 giugno 2012 il Musée BELvue di Bruxelles ospiterà la mostra Carlotta del Belgio a Miramare. Gli anni della felicità. Un'esposizione dedicata alla figura della principessa Carlotta, figlia di Leopoldo I Re del Belgio, nata a Laeken nel 1840 e giunta in Italia a seguito del matrimonio con l'arciduca Massimiliano D'Asburgo-Lorena. La coppia trascorse i suoi anni più felici, tra il 1860 e il 1864, nel Castello di Miramare, nobile residenza a picco sul mare cinta da un esteso giardino, sorta tra il 1856 e il 1860 proprio per volontà di Massimiliano d'Asburgo.
La mostra presenta circa quaranta opere tra dipinti, litografie, fotografie d'epoca, documenti storici e oggetti personali della Principessa provenienti dalla collezione del Museo Storico del Castello di Miramare di Trieste e dal Museo BELvue: una liaison tra Italia e Belgio che, ripercorrendo la vita personale e artistica di Carlotta, unisce, per la prima volta, le opere di questi due prestigiosi Musei.
Il percorso espositivo si articola in tre sezioni che si snodano in tre sale situate al pianoterra del Museo BELvue. La prima sezione è dedicata ai ritratti di Carlotta che ripercorrono i momenti salienti della sua vita fin dalla sua giovane età come il dipinto La principessa Carlotta da bambina (1842 ca.) di Franz Xaver Winterhalter oppure Ritratto di Carlotta del Belgio in mantiglia (1866) di Tiburcio Sanchez, insieme a una serie di fotografie d'epoca che ritraggono la principessa con la sua famiglia. La seconda sezione presenta, invece, una serie di oggetti e documenti personali della principessa tra cui la palette di acquarelli che utilizzava per dipingere le sue opere, il suo portafortuna e la sua cassetta personale contenente tutto il nécessaire per scrivere. In questa sezione è presente anche il prezioso Journal di Adrien Goffinet. Il documento racconta il ritorno di Carlotta in Belgio ed è stato oggetto di uno studio approfondito da parte di Olivier de France, storico e scrittore. Lo studio è stato inoltre pubblicato dal Fonds du Patrimoine della Fondation Roi Baudouin, con il titolo Riportare Carlotta in Belgio. La missione del barone Adrien Goffinet a Vienna e a Miramare - luglio 1867. Nell'ultima sezione il visitatore potrà ammirare le opere realizzate dalla principessa intorno alla metà del XIX secolo. Dalle tavole emergono le spiccate attitudini artistiche di Carlotta molto apprezzate anche da Massimiliano D'Asburgo, destinatario di diverse opere della consorte, che in parte teneva esposte proprio nel suo studio. Il disegno e la pittura risultano infatti attività congeniali alla sua sensibilità, come testimonia il bellissimo gruppo di piccoli paesaggi ad olio che costituisce la prova più significativa dell'opera pittorica di Carlotta, la quale dalla nativa Fiandra porta in retaggio abilità e passione di disegnatrice e coloritrice. Accanto alle opere della principessa si trovano anche alcuni dipinti di importanti artisti dell'Ottocento, spesso fonti ispiratrici dei suoi lavori, come il bellissimo olio di Jean-Baptiste Van Moer L'isola di San Giorgio Maggiore a Venezia (1859), da cui Carlotta prese spunto per realizzare La chiesa di S. Giorgio Maggiore a Venezia (1859), che ne dimostra l'abilità nel riprodurre complessi scorci prospettici.
Sede Musée BELvue Place de Palais – 1000 Bruxelles, Belgio www.belvue.be
Orari Da lunedì a venerdì: 10.00 – 17.00 Sabato e domenica: 10.00 – 18.00
Ingresso libero Catalogo Silvana Editoriale Ufficio stampa Alef – Cultural project management Ilaria Bolognesi ---------------------------------------------------------------- Charlotte de Belgique à Miramar Les années heureuses Du 19 avril au 10 juin 2012, le Musée BELvue à Bruxelles accueille l'exposition Charlotte de Belgique à Miramar. Les années heureuses. Cette exposition est consacrée à la princesse Charlotte, fille de Léopold Ier, Roi des Belges, née à Laeken en 1840 et arrivée en Italie après son mariage avec l'archiduc Maximilien d'Habsbourg-Lorraine. Le couple vécut de 1860 à 1864 des années heureuses au Château de Miramar, noble résidence surmontant la mer Adriatique, entourée d'un grand jardin et bâtie entre 1856 et 1860 sous l'égide de Maximilien d'Habsbourg lui-même. L'exposition présente près de quarante œuvres : peintures, lithographies, photographies d'époque, documents historiques et objets personnels de la princesse, provenant principalement de la collection du Musée historique du Château de Miramar et du Musée BELvue. Les œuvres de ces deux musées prestigieux sont rassemblées pour la première fois et témoignent de la vie personnelle et artistique de Charlotte. Elles constituent un lien indéniable entre la Belgique et l'Italie. Le parcours de l'exposition s'articule en trois sections réparties dans trois salles au rez-de-chaussée du Musée BELvue. La première section, consacrée aux portraits de Charlotte, retrace les moments importants de sa jeunesse. Parmi eux le tableau La princesse Charlotte enfant (vers 1842) par Franz Xaver Winterhalter, ou le Portrait de Charlotte de Belgique en mantille (1866) par Tiburcio Sanchez. Une série de photographies d'époque présentent la princesse avec sa famille. La deuxième section nous montre, quant à elle, une série d'objets et de documents personnels de la princesse parmi lesquels la palette d'aquarelle qu'elle utilisait pour réaliser ses œuvres, son porte-bonheur et sa cassette personnelle contenant son nécessaire d'écriture. Dans cette section est également présenté le Journal d'Adrien Goffinet. Ce document raconte le retour de Charlotte en Belgique. Il a fait l'objet d'une étude approfondie par Olivier de France, historien et auteur. Cette étude a été publiée par le Fonds du Patrimoine de la Fondation Roi Baudouin sous le titre Ramener Charlotte. La mission du baron Adrien Goffinet à Vienne et Miramar - juillet 1867. Dans la dernière section, le visiteur pourra admirer les œuvres réalisées par la princesse vers le milieu du XIXème siècle. Ils témoignent des dons artistiques indéniables de Charlotte, très appréciés entre autre par son époux, Maximilien de Habsbourg. Elle lui peignit plusieurs œuvres dont une partie agrémentait les murs de son bureau. Le dessin et la peinture convenaient parfaitement à la sensibilité de l'impératrice, comme en témoigne le très beau groupe de petits paysages à l'huile. Ce panneau est significatif de l'œuvre picturale de Charlotte, laquelle a hérité de sa Belgique natale son habileté et sa passion pour le dessin et la couleur. Aux côtés des œuvres de la princesse, on trouve également quelques tableaux d'artistes contemporains importants. Ils furent bien souvent sources d'inspiration pour ses propres œuvres. La très belle huile de Jean-Baptiste Van Moer L'île Saint-Georges Majeur à Venise (1859), par exemple, dont Charlotte s'est inspirée pour réaliser L'église de Saint-Georges Majeur à Venise (1859). Une œuvre qui permet de constater son habileté à reproduire des vues avec des perspectives complexes. Accès Musée BELvue, Place de Palais - 1000 Bruxelles Du lundi au vendredi : 10 à 17 h WE : 10 à 18 h Entrée libre Catalogue de l'exposition Silvana Editoriale

martedì 3 aprile 2012

Massimiliano d'Asburgo e le opere pittoriche nel Castello di Miramare

Proseguono le visite tematiche gratuite legate alla mostra: Giovedì 10 maggio, ore 16.00 Massimiliano d’Asburgo, amatore d’arte e di curiosità condotta da Francesca De Bei Domenica 13 maggio, ore 11.00 Antichi maestri condotta da Stefania Comingio, Francesca De Bei, Francesca Grippi Copia da Lucas Cranach il Vecchio, attribuito Museo Storico del Castello di Miramare ................................................................................................................ In occasione della mostra gli antichi Maestri. Massimiliano d'Asburgo e le opere pittoriche nel Castello di Miramare - in programma al Museo Storico del Castello di Miramare di Trieste fino al 1 luglio - continua, con grande successo, il programma di visite gratuite legate alle figure di Massimiliano e Carlotta e alle tematiche che emergono dall'esposizione. Giovedì 10 maggio alle ore 16.00 i visitatori avranno la possibilità di partecipare alla visita tematica gratuita "Massimiliano d’Asburgo, amatore d’arte e di curiosità" condotta da Francesca De Bei e domenica 13 maggio alle ore 11.00 alla visita "Antichi maestri" condotta da Stefania Comingio, Francesca De Bei, Francesca Grippi. Un'ottima occasione per ammirare una selezione della collezione pittorica di Massimiliano d'Asburgo e della sua consorte Carlotta del Belgio e per visitare il Castello di Miramare, splendida dimora a picco sul mare dove la nobile coppia trascorse gli anni più belli della sua vita. PROGRAMMA VISITE TEMATICHE, MAGGIO 2012: Giovedì 10 maggio, ore 16.00 Massimiliano d’Asburgo, amatore d’arte e di curiosità condotta da Francesca De Bei Domenica 13 maggio, ore 11.00 Antichi maestri condotta da Stefania Comingio, Francesca De Bei, Francesca Grippi Giovedì 17 maggio, ore 16.00 Sissi e Carlotta, La personalità e le vicende di due affascinanti protagoniste nella storia dell’Ottocento condotta da Sara Bergamasco Domenica 20 maggio, ore 16.00 Antichi maestri condotta da Stefania Comingio, Francesca De Bei, Francesca Grippi Mercoledì 23 maggio, ore 16.00 Donne al potere, La ritrattistica femminile in Castello condotta da Paola Granzotto Giovedì 24 maggio, ore 16.00 Massimiliano d’Asburgo, amatore d’arte e di curiosità condotta da Stefania Comingio Domenica 27 maggio, ore 11.00 Antichi maestri condotta da Stefania Comingio, Francesca De Bei, Francesca Grippi Giovedì 31 maggio, ore 16.00 Massimiliano e il Messico, La tragica sorte di Massimiliano condotta da Lucia Marinig ...........................................................................................
allestita fino al 3 giugno 2012. EVENTO GRATUITO 14 aprile ore 11.00 e 19 aprile ore 16.00

Apertura e visita tematica gratuita delle cucine e delle cantine della residenza di Massimiliano e Carlotta In occasione della Settimana della Cultura 2012, il Museo Storico del Castello di Miramare, propone sabato 14 aprile alle ore 11.00, alla presenza del Soprintendente Luca Caburlotto, un altro speciale evento per celebrare l’anniversario dei 150 anni dall’insediamento di Massimiliano d’Asburgo e Carlotta del Belgio nella loro dimora: l’apertura straordinaria, con visita tematica gratuita, delle cucine e delle cantine della residenza. Una straordinaria occasione per scoprire i locali, situati nel piano seminterrato della dimora arciducale, che furono teatro della frenetica attività quotidiana dei cuochi, garzoni e cantinieri che, tra il 1860 e il 1864, imbandirono la tavola di Massimiliano d’Asburgo. I recenti restauri hanno permesso di riscoprire gli spazi architettonici originari, di ipotizzarne le funzioni di un tempo e di attribuire loro nuove possibilità di fruizione. L'intervento conservativo ha quindi salvaguardato e valorizzato ambienti “di servizio”, comunemente considerati beni minori, ma che invece hanno necessità di essere tutelati in quanto testimonianze storiche di estremo interesse. In un'ottica di rivalutazione complessiva e riscoperta di usi quotidiani, ai visitatori, accompagnati da Paola Granzotto, sarà offerta l'opportunità unica di conoscere gli ambienti architettonici e le loro differenti destinazioni d’uso, per lo più legate alla manipolazione del cibo. Le scale di servizio e i montacarichi dell’epoca evidenzieranno i percorsi nascosti, progettati dall’ingegnere Carl Junker, per portare le vivande dalle cucine alla mensa dell’arciduca. Il pubblico potrà ammirare per la prima volta i pochi ma importanti manufatti ancora presenti nella loro collocazione originaria: le antiche cucine economiche di ghisa e i forni in muratura, sapientemente restaurati, sveleranno i segreti tecnici e costruttivi del loro funzionamento. Di seguito, in un percorso sospeso tra arte e gastronomia, Lucia Marinig presenterà al pubblico alcune singolari testimonianze visive e storiche che daranno conto della magnifica ospitalità con cui Massimiliano d’Asburgo riceveva i suoi commensali. Alcuni menù illustrati, un acquarello raffigurante la sala da pranzo di Villa Lazzarovich, prima residenza di Massimiliano a Trieste, carte d’archivio e cronache dell’epoca saranno i protagonisti della narrazione che tratteggerà in controluce le vicende gastronomiche della corte dell’arciduca. Immagini e documenti racconteranno storie dimenticate di cuochi, maggiordomi e servitori, di squisite prelibatezze, di tavole riccamente imbandite e di ricette provenienti da mondi sorprendentemente lontani. Sarà possibile visitare le cucine e seguire la visita tematica anche giovedì 19 aprile alle ore 16.00.

LA MOSTRA

L'esposizione illustra una selezione della collezione pittorica della nobile coppia conservata nei depositi del Museo Storico del Castello di Miramare. Se nella precedente mostra - “Il sogno di Massimiliano e Carlotta. MIRAMARE 1860” - conclusasi il 14 febbraio scorso, si presentavano opere prevalentemente ottocentesche, in questa occasione si vuole invece sottolineare il fascino che esercitò su Massimiliano l'arte del passato. Il precoce interesse verso il mercato antiquario permise infatti al giovane arciduca di costituire una raccolta pittorica arricchita anche da opere di antichi maestri, acquistate, spesso su consiglio di esperti del settore, presso rinomate botteghe d'antiquariato a Vienna e a Venezia. Un nucleo di dipinti che ben riflette i gusti collezionistici dei committenti, da cui traspare la preferenza accordata alla scuola italiana, tedesca e fiamminga dei secoli XVI-XVIII, come dimostrano i lavori legati alla cerchia di Bernardo Strozzi o il Ciclo dei mesi, stagioni ed elementi di Jan van den Hoecke, le allegorie del Gusto e dell'Odorato di Johann Heinrich Schönfeld. A conferma dell'attenzione riservata alle attività culturali che promuovono la storia e la collezione del Castello, da aprile alcune opere del Museo Storico di Miramare saranno inoltre protagoniste di una speciale mostra presso Il Museo BELvue di Bruxelles in Belgio, patria natale di Carlotta.


Orari
Tutti i giorni 9.00 – 19.00 chiusura biglietteria 18.30
Biglietti
intero 6,00 euro ridotto 4,00 euro
Informazioni
Museo Storico del Castello di Miramare Viale Miramare, 34151 Trieste www.castello-miramare.it Tel. (+39) 040.224143 | Fax (+39) 040.224220 info@castello-miramare.it

lunedì 12 marzo 2012

Mostra di Mirò a Roma fino al 10 giugno 2012

Miró! Poesia e luce
 A cura di María Luisa Lax Cacho
Roma, Chiostro del Bramante 16 marzo - 10 giugno 2012

Promozione Festa della Mamma 2012

Domenica 13 maggio, in occasione della Festa della Mamma, tutte le mamme accompagnate dai propri figli potranno accedere in mostra con il biglietto ridotto (mamma e figlio pagano € 10 invece che € 12 ciascuno) e il costo dell’audioguida sarà di € 5 anzichè € 8.

Promozione per il 20 aprile 2012

In occasione della ricorrenza del compleanno di Joan Miró, Venerdì 20 aprile 2012 si potrà accedere alla mostra Miró! Poesia e luce - Chiostro del Bramante, fino al 10 giugno 2012 - con ingresso ridotto (€ 10 invece che € 12). La promozione è valida solo per coloro che acquisteranno il biglietto il giorno stesso direttamente presso la biglietteria del Chiostro del Bramante, Via delle Pace.
Era da molti anni che Roma non ospitava una rassegna esaustiva dell’opera di Joan Miró. E non solo. Perché al Chiostro del Bramante si potranno ammirare oltre 80 lavori, del genio catalano, mai giunti prima nel nostro Paese, tra cui 50 olii di sorprendente bellezza e di grande formato, ma anche terrecotte, bronzi e acquerelli. E questo grazie alla Fundació Pilar i Joan Miró di Palma di Mallorca, che detiene gran parte del patrimonio dell’artista e che ha concesso in via del tutto straordinaria le sue opere per un’anteprima italiana. La mostra Miró! Poesia e luce, sarà ospitata a Roma al Chiostro del Bramante dal 16 marzo al 10 giugno 2012, ed è prodotta e organizzata da Arthemisia Group e 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, con DART Chiostro del Bramante. La curatrice dell’esposizione è María Luisa Lax Cacho è ritenuta la massima esperta internazionalmente dell’opera di Miró. La mostra darà conto dell’intera produzione artistica di Miró, nato nel 1893, tra gli anni 1908-1981. Un particolare approfondimento sarà rivolto alle opere create nei trent’anni anni in cui Miró visse a Mallorca e cioè dal 1956 fino alla morte avvenuta nel 1983. Un periodo particolarmente felice per l’artista, che finalmente aveva a sua disposizione un grande atelier e un laboratorio, a contatto con la natura sua musa ispiratrice, che dà vita a nuove idee e che gli fa iniziare contemporaneamente più opere. Si è detto dell’importanza del luogo di lavoro per Miró. Per questo si è pensato di ricreare integralmente negli spazi espositivi della mostra lo studio in cui Miró creò i suoi capolavori. Si potranno così vedere anche tutti gli oggetti, i pennelli e gli strumenti originali che l’artista usava e che si sono conservati grazie all’attività della Fondazione. “L’incontro di fantasia e di controllo, di oculatezza e di generosità, che forse si può considerare una caratteristica della mentalità catalana, può spiegare, in parte almeno, la base fondamentale dell’arte e della personalità di Joan Miró”. Così ha scritto Gillo Dorfles in un suo saggio sull’artista catalano. E’ per questo che pare oltremodo opportuna la cornice rinascimentale del Chiostro del Bramante quale contrappunto allo spirito multiforme di Miró e al suo linguaggio fatto di macchie, grafismi, spruzzi, impronte, abrasioni, suture e chiodi. In mostra si potranno ammirare, tra gli altri capolavori, gli olii Femme dans la rue (1973) e Untitled (1978); i bronzi come Femme (1967); gli schizzi tra cui quello per la decorazione murale per la Harkness Commons-Harvard University, tutti provenienti dalla collezione di Palma di Maiorca.
INFORMAZIONI
 Sede Chiostro del Bramante Arco della Pace, 5 00186 Roma
T +39 06 68809036
www.chiostrodelbramante.it
 Orario apertura Tutti i giorni dalle 10,00 alle 20,00 Sabato e Domenica dalle 10,00 alle 21,00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
 Informazioni e prenotazioni T 06 916 508 451
 Biglietteria on line www.mostramiro.it www.ticket.it/miro/ Biglietti Intero € 12,00 Ridotto € 10,00 (Valido per gruppi di almeno 15 persone, visitatori oltre i 65 anni, studenti universitari fino ai 26 anni) Scuole € 5,00 Famiglia € 30,00 (Valido per nuclei familiari di minimo 3 persone)
Fonte: Ufficio stampa Arthemisia Group Adele della Sala - ads@arthemisia.it -

mercoledì 25 gennaio 2012

Sorolla Giardini di Luce: Ferrara palazzo dei diamanti

SOROLLA. Giardini di luce
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 17 marzo - 17 giugno 2012

Mostra a cura di Tomàs Llorens, Blanca Pons-Sorolla, María López Fernández e Boye Llorens, organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con il Museo de Bellas Artes di Granada e il Museo Sorolla di Madrid.
Aperto tutti i giorni, lunedì incluso, dalle 9.00 alle 19.00.
Aperto anche Pasqua, Lunedì dell'Angelo, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno.



La mostra che Palazzo dei Diamanti ha in programma per la primavera 2012 presenterà per la prima volta in Italia l'opera di Joaquín Sorolla (1863-1923), straordinario interprete della pittura spagnola moderna.

Esponente di spicco della Belle Epoque, celebrato ritrattista accanto a Sargent e Boldini, Sorolla è oggi considerato una delle personalità più affascinanti del panorama artistico spagnolo in quel periodo cruciale, tra Ottocento e Novecento, segnato dalla diffusione delle poetiche impressioniste e simboliste.

Ferrara Arte rende omaggio al maestro valenciano con una mostra organizzata in collaborazione con il Museo de Bellas Artes dell'Alhambra di Granada e il Museo Sorolla di Madrid, che la ospiteranno dopo l'esordio italiano, e curata da un comitato di esperti quali Tomàs Llorens, Blanca Pons-Sorolla, María López Fernández e Boye Llorens.

L'esposizione mette a fuoco un momento cruciale della parabola creativa del pittore: gli anni della piena maturità e, in particolare, le opere nate dalla fascinazione del tema del giardino e dall'incontro con l'Andalusia. In questa fase della sua vita, nonostante il successo e gli incarichi ufficiali, Sorolla continua a riflettere sulle possibilità della propria pittura e sviluppa una produzione originale caratterizzata dalla poetica del silenzio e dell'intimità e da un linguaggio raffinato, che rivelano sorprendenti assonanze con la sensibilità simbolista e modernista del suo tempo. La rassegna indaga per la prima volta questo processo di introspezione e questa ricerca di essenzialità, gettando nuova luce sulla personalità artistica di Sorolla. Sarà, inoltre, l'occasione per approfondire il rapporto intercorso tra l'artista spagnolo e Giovanni Boldini.

Ad aprire la mostra sarà un'importante serie di ritratti della famiglia del pittore nella cornice di giardini con fontane: capolavori come María vestita da contadina valenciana, Saltando con la corda o Guardando i pesci, nei quali le figure si fondono nell'atmosfera sfavillante di pennellate di colore puro o disegnano sagome sinuose su lucenti specchi d'acqua, in un gioco di corrispondenze tra il soggetto e il paesaggio che preannuncia la modernità dell'ultima produzione di Sorolla.

Di fondamentale importanza nell'evoluzione del suo percorso artistico è la scoperta dell'Andalusia dove il pittore soggiorna ripetutamente tra il 1908 e il 1918. La suggestione che riceve da quei luoghi è così forte da segnare profondamente lo stile della sua tarda maturità, nel quale si coglie un progressivo passaggio dal naturalismo alla ricezione di risonanze simboliste. La mostra ricostruisce le tappe dell'incontro con quella terra e con quella cultura millenaria, a partire dal grandioso paesaggio della Sierra Nevada che offre materia per visioni liriche e cristalline, fino allo studio di soggetti andalusi come nella visione raccolta di Joaquína la gitana o nel più spettacolare Patio de artistas del Café, interpretazioni originali lontane dagli stereotipi del folklore locale.

Ma ad ispirare Sorolla in Andalusia sono soprattutto i patii e i giardini islamici dell'Alhambra e dell'Alcazar di Siviglia, come dimostra la straordinaria serie di dipinti che l'artista dedica a questi temi nel corso di un decennio, restituendo tutto il fascino di quei luoghi appartati e ad un tempo solenni, che avevano esercitato una profonda influenza anche sulla poesia e sulla musica spagnola dell'epoca. In queste composizioni, da cui è bandita la presenza umana, le architetture vegetali, i marmi, le ceramiche, le fontane, la luce e i colori danno vita a una polifonia sensoriale ricca di risonanze. Il pennello dell'artista si sofferma sui riflessi dell'acqua, sulla luce che sembra dissolvere le geometrie architettoniche e sul mosaico cromatico dei giardini, protagonisti di una pittura che parla una lingua sempre più pura e raffinata.

L'esperienza andalusa impone una profonda metamorfosi all'opera di Sorolla che culmina nelle opere ispirate al giardino della nuova casa di Madrid. L'anziano pittore aveva dedicato molte energie alla costruzione di questo luogo, che fu concepito sul modello degli angoli verdi di Siviglia e Granada, arrivando perfino ad importare dall'Andalusia fontane, ceramiche, colonne, statue, alberi da frutto e piante ornamentali, con una passione che ricorda quella profusa da Monet nel suo stagno di ninfee. E come Monet a Giverny, Sorolla trova nel proprio giardino una fonte inesauribile di spunti per tradurre sulla tela la lezione di essenzialità e lirismo appresa in Andalusia.

Nelle sale di Palazzo dei Diamanti si svilupperà un racconto avvincente, intessuto di rimandi all'esperienza biografica di Sorolla e alla cultura contemporanea, attraverso una selezione di circa 60 dipinti ed un piccolo nucleo di disegni e di preziosi documenti, provenienti da collezioni pubbliche e private, tra le quali spicca il Museo Sorolla di Madrid.




Info
Call Center Ferrara Mostre e Musei, tel. 0532 244949
diamanti@comune.fe.it
www.palazzodiamanti.it

fonte: Ufficio stampa
Studio ESSECI - Sergio Campagnolo, tel. 049 663499
info@studioesseci.net
www.studioesseci.net

venerdì 18 novembre 2011

Mondriaan l'armonia perfetta a Roma dal 9 ottobre 2011 al 29 gennaio 2012

Mondriaan. L’armonia perfetta”: dall’8 ottobre 2011 al 29 gennaio 2012 il Complesso del Vittoriano di Roma ospita una grande retrospettiva che, attraverso circa 70 olii e disegni del pittore olandese e oltre 40 opere di artisti che influenzano la sua evoluzione, ripercorre l’intero cammino artistico di uno dei più importanti Maestri del XX secolo valorizzando la sua coerenza nel perseguire l’obiettivo di un’arte astratta.

L’esposizione presenta capolavori in gran parte concessi eccezionalmente dal Gemeentemuseum de L’Aia e vanta la collaborazione e il supporto di grandi istituzioni museali come il Denver Art Museum, il Philadelphia Art Museum, la National Gallery of Canada di Ottawa, il National Museum of Modern Art di Kyoto.

La mostra “Mondriaan. L’armonia perfetta” è a cura di Benno Tempel, Direttore del Gemeentemuseum de L’Aia, e si avvale di un prestigioso comitato scientifico composto da Hans Janssen, Gemeentemuseum, L’Aia, Franz W. Kaiser, Gemeentemuseum, L’Aia, Michael White, Università di York, Frans Postma, Architetto.

L’esposizione, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione e con la partecipazione della Regione Lazio – Presidenza e Assessorato alla Cultura, Arte e Sport -, di Roma Capitale - Assessorato alle Politiche Culturali e del Centro Storico, Assessorato alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani –, della Provincia di Roma – Presidenza e Assessorato alle Politiche culturali - e con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero degli Affari Esteri, dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma e dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. La rassegna è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia.

“Piet Mondrian è uno dei pochi artisti che hanno lasciato una produzione regolare. Pochi come lui hanno saputo rinnovarsi continuamente dall’inizio della loro carriera sino alla morte, mantenendo una tensione costante. In questa produzione, ciò che affascina e desta ammirazione è la ricerca di una pittura armoniosa, dalla quale sarebbe nata l’arte astratta… Per Mondrian l’arte era più che la mera riproduzione della realtà. Con la sua pittura, voleva raggiungere uno scopo più alto. Era alla ricerca dell’armonia, di un’arte universale”. Le parole di Benno Tempel ben esemplificano il titolo della mostra “Mondrian. L’armonia perfetta”.

La mostra

Nei Paesi Bassi del primo Novecento Piet Mondrian (Amesfoort, 1872 – New York, 1944) è un paesaggista di successo. Il passaggio dalla prima maniera naturalistica alla ricerca simbolista avviene con il trasferimento nel 1908 a Domburg in Zelanda e con l’incontro di J. Toorop. Il simbolismo conduce Mondrian a semplificare l’ossatura dell’immagine e, allo stesso tempo, a usare un colore vivo, talora steso a zonature, talora accostato secondo la tecnica divisionista e fauve.

Negli anni a cavallo tra i due secoli, gli artisti d’avanguardia non si accontentano più di un’arte deputata a rappresentare l’aspetto esteriore della realtà, e ricercano una verità più profonda, oltre l’esteriorità. Mondrian crede di poterla trovare nella teosofia di Madame Blavatsky e Rudolf Steiner – dottrina in bilico tra filosofia, religione e scienza. Come sottolinea Benno Tempel “La teosofia parte, tra le altre cose, dalle forze che agiscono tra uomo e donna, che anche Mondrian raffigura nella sua opera. Forse l’osservatore non lo percepisce immediatamente ma, sapendo che l’elemento femminile è reso dalla orizzontale e il maschile dalla verticale, risulta chiaro che Mondrian attribuisce un ruolo importante a questi elementi sin dall’inizio della sua parabola artistica, prima nelle sue figurazioni, poi nelle composizioni astratte… Per Mondrian è infatti importante soprattutto la relazione tra l’orizzontale (femminile) e il verticale (maschile). La ricerca di questa armonia universale mantiene una posizione centrale nell’intero arco della sua produzione. Nella teosofia è importante l’evoluzione dell’uomo, che, da creatura inferiore, materiale, si eleva a una superiore condizione spirituale. Un processo che Mondrian esprime con particolare chiarezza.”

Nel 1911 Toorop e Mondrian organizzano una mostra d’arte moderna ad Amsterdam, e le loro opere vengono esposte tra quelle di Cézanne, Picasso e Braque. Per Mondrian è una rivelazione. E’ la prima volta che vede dei quadri cubisti. Senza pensarci due volte, abbandona la posizione sicura raggiunta nei Paesi Bassi e va a Parigi. Qui la sua evoluzione conosce una fase decisiva. Passando per un breve intermezzo cubista, nel 1914 Mondrian compone i suoi primi quadri astratti. Negli anni parigini la scomposizione della forma organica si attua in composizioni sempre più rigorose nelle quali la superficie è divisa in piccole zone con una sempre più evidente riduzione delle diagonali e delle linee curve. Ma rispetto alla sintassi cubista, la struttura formale dei suoi quadri è ridotta al piano e l’articolazione spaziale viene sin d’ora affidata al colore, dapprima sfumato in tonalità rosa, grigio, azzurro, marrone chiaro, poi con zonature più marcate di blu, rossi e verdi con le quali Mondrian vuole giungere all’essenza formale del soggetto. “Mondrian fece proprio il Cubismo, ponendo l’accento sulla forza analitica di questo nuovo modo di dipingere, con il quale si poteva scomporre la forma esteriore degli oggetti, dispiegarla sul piano, eliminare la tradizionale illusione di profondità e strutturare l’intera superficie della tela. Mondrian continuò a lavorare sulle possibilità di strutturazione per riduzione, già contenute nel cubismo, fino alla pittura astratta.” (B. Tempel).

Dopo il suo rientro in Olanda, dove rimane dal 1914 al 1919, la ricerca di Mondrian si sviluppa verso il rigore astrattista e la totale elementarizzazione delle linee e dei colori. Fonda la rivista d’arte olandese “De Stijl”, uscita per la prima volta nel 1917, e il Neoplasticismo con Theo van Doesburg. Benno Tempel sottolinea che “De Stijl” è stato più di un semplice periodico. Gli artisti che vi scrivono vogliono creare con la loro arte una società nuova. Aspirano a un’opera d’arte totale, in cui pittura, scultura, grafica e architettura formano un insieme unico. Inoltre, credono che non vi sia gerarchia tra le varie forme d’arte. Questa idea modernissima, che ha esercitato una profonda influenza sull’arte moderna, li porta a occuparsi anche di pubblicità e fotografia.

Per questi artisti l’individualismo, nell’arte come nella vita, è causa di ogni rovina e deviazione dal giusto; è necessario opporre a esso la serena chiarezza dello spirito, che sola può creare l’equilibrio tra l’universale e l’individuale.

Come è scritto nella II Prefazione di “De Stijl” nel 1919 “l’artista è maturato per opporsi alla dominazione dell’individuale nelle arti plastiche e cioè alla forma e al colore naturali, alle emozioni” e così “L’arte nuova ha messo in luce il contenuto della nuova coscienza del tempo: proporzioni bilanciate tra l’universale e l’individuale” (Primo Manifesto della rivista “De Stijl”, 1918).

Il Neoplasticismo si propone di trovare una nuova forma di espressione plastica, non soggettiva ma valida per tutti, “nella astrazione di tutte le forme e di tutti i colori primari nettamente definiti” (P. Mondrian).

Sempre Mondrian nel 1914 scrive: “Costruisco combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, per esprimere una bellezza generale con una somma coscienza. La Natura (o ciò che vedo) mi ispira, mi mette, come ogni altro pittore, in uno stato emotivo che mi provoca un’urgenza di fare qualcosa, ma voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori!) delle cose... Credo sia possibile che, attraverso linee orizzontali e verticali costruite con coscienza, ma non con calcolo, guidate da un’alta intuizione, e create con armonia e ritmo, queste forme basilari di bellezza, aiutate se necessario da altre linee o curve, possano divenire un’opera d’arte, così forte quanto vera.”

Per Mondrian, dunque, la vita è pura attività interiore. Di qui la necessità di eliminare in arte la presenza del mondo oggettivo: distruggendo l’oggetto nell’arte si avvicina sempre di più l’arte alla verità della coscienza interiore. E’ indispensabile abolire tutti i modi in cui più facilmente può manifestarsi il dato soggettivo, passionale, sentimentale, individualistico. La retta verticale e orizzontale devono essere l’unica misura consentita al Neoplasticismo.

Finita la guerra, Mondrian torna a Parigi dal 1919 al 1938 dove il clima artistico è completamente cambiato. L’artista porta avanti la sua ricerca e pur sembrando universali, le sue opere recano una cifra talmente personale che le composizioni neoplasticiste in rosso, blu e giallo diventano dei veri e propri classici. “Agli elementi espressivi della pittura – linea, colore e forma o superficie – veniva attribuito un valore proprio, che non rimandava a qualcos’altro. In più, Mondrian li ridusse all’essenziale: soltanto linee rette, verticali e orizzontali, mai diagonali; soltanto colori primari – nessun colore composto, come in natura – e i non-colori nero, bianco e grigio. Ne derivò una delle fasi più affascinanti della storia dell’arte moderna: il gioco di Mondrian con le linee orizzontali e verticali e la ricerca della composizione ideale.” (B. Tempel). L’opera d’arte non doveva rappresentare alcunché ma costituire un momento di contatto tra l’uomo e l’universo tendente al superamento di ogni naturalismo o accidentalità in funzione di una restaurazione dell’armonia, dell’immobilità e della quiete perdute. Nel mondo futuro di Mondrian, come scrive lui stesso, l’uomo non sarà “nulla in sé, non sarà che parte del tutto, ed è allora che, avendo perduta la vanità della sua piccola e meschina individualità, sarà felice in questo Eden che avrà creato”.

Il misticismo di Mondrian è di natura mentale anzichè emotiva; in Mondrian l’ascetismo tende a superare il fluttuare delle passioni, i turbamenti, mediante un processo di liberazione dagli stimoli individuali. Il modo con cui Mondrian giunge all’astrattismo puro è un modo graduale: egli toglie progressivamente all’oggetto tutte le sue note individuanti, le sue particolarità, sino a ridurlo a scheletro, a stilizzazione, a linea.

Con la minaccia della Germania nazista, Mondrian decide nel 1938 di trasferirsi a Londra e nel 1940 a New York dove vive la sua ultima stagione felice nell’incontro con un mondo nuovo: la patria del jazz lo ispira, la folla e il dinamismo della metropoli portano un rinnovamento nella sua arte.



Partner: Il Gioco del Lotto - Lottomatica, Eni, Ferrovie dello Stato
Collaboratori ufficiali: Gestore dei Servizi Energetici - GSE, AXA Art, KLM, Cinecittà Luce, Rai Teche
Collaboratori tecnici: Maggiore, Dimensione Suono2, Hotel Eden, The Duke Hotel, Hotel Splendide Royal, Progress Fineart
Organizzazione e produzione: Comunicare Organizzando S.r.l.
Catalogo: Skira
Costo del biglietto: € 12,00 intero; € 8,50 ridotto
Orario: dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30; venerdì e sabato 9.30 – 23.30; domenica 9.30 – 20.30
La biglietteria chiude un’ora prima
Per informazioni: tel. 06/6780664

giovedì 3 novembre 2011

Mostre a Roma: Georgia O'Keeffe fino al 22 gennaio 2012


GEORGIA O'KEEFFE
4 ottobre 2011 - 22 gennaio 2012
Roma, Fondazione Roma Museo, Palazzo Cipolla
A cura di Barbara Buhler Lynes

Un'icona dell'arte americana del XX secolo


Per la prima volta in Italia una grande retrospettiva storica intende esplorare il complesso universo dell'artista che, attraverso la visione delle forme naturali e architettoniche del mondo, ha cambiato il corso della storia dell'arte moderna. Promossa dalla Fondazione Roma, organizzata dalla Fondazione Roma Arte Musei con Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung, Helsinki Art Museum e Arthemisia Group ... per ulteriori informazioni Vai alla pagina dedicata alla mostra sul sito dilloconunfiore

lunedì 24 ottobre 2011

Mostra Alfonso Leoni ad Urbino: ingresso gratuito

ALFONSO LEONI
Sentimenti del gioco

Casa natale di Raffaello - Bottega Giovanni Santi
Via Raffaello, 57 | 61029 Urbino (PU)

31 ottobre – 27 novembre 2011




Urbino torna a rendere omaggio all’arte ceramica con una importante mostra retrospettiva dedicata ad Alfonso Leoni (Faenza 1941-1980), geniale ceramista e scultore faentino, che negli anni sessanta e settanta contribuì al rinnovamento della tradizione con opere avanzatissime per suo il tempo.

Ospitata dall’Accademia Raffaello di Urbino e voluta da Gian Carlo Bojani e Marta Leoni, la mostra “Alfonso Leoni. Sentimenti del gioco” è allestita alla Casa natale di Raffaello – Bottega Giovanni Santi, dal 31 ottobre al 27 novembre 2011.

A cura di Gian Carlo Bojani, già direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e conoscitore diretto dell’arte di Leoni, l’esposizione riunisce novanta opere straordinarie, provenienti dalla collezione della moglie dell’artista e da collezioni private. Sono ceramiche, maioliche, sculture in bronzo e opere in carta, di cui venticinque del tutto inedite e presentate al pubblico per la prima volta, che esemplificano al meglio l’audace e intensa, ma anche ludica, sfida alla materia di Alfonso Leoni.

Scomparso a soli 39 anni nel 1980, Leoni ha vissuto sempre intensamente la sua arte e non ha mai smesso di sperimentare e rinnovarsi, a partire dalle prime esperienze all’Istituto d’Arte per la Ceramica G. Ballardini di Faenza, dove viene subito riconosciuto come talento dallo scultore Angelo Biancini che ne coglie l’abilità eppure la vena trasgressiva e personale. Leoni diventa a sua volta insegnante di “Plastica” presso l’istituto faentino, dal 1961.

LA MOSTRA

La bella mostra di Urbino presenta un’antologia di capolavori, divisi per soggetti: i lavori “ceramico-meccanici” degli anni sessanta ovvero i misteriosi “ciotoloni” (1968-1980) che il giornalista Renzo Biason definiva “orologi privi di coperchio, dentro alla cui cassa si vedono rotelle muoversi e pulsare come un cuore segreto …”, i “carrarmati” (1964-1980) miniaturizzati, in sintonia con le coeve armi-giocattolo di Pino Pascali, i “geometrici” (1968) e i “traforati” (1967-70) in maiolica, le composizioni optical (1965) realizzate con carta e le sperimentazioni con carta ripiegata, che già fanno presagire la svolta concettuale degli anni settanta.

Il periodo concettuale vede Leoni abbandonare l’opera-oggetto per arrivare ad un contenuto mentale del suo lavoro. Attratto dalle molteplici possibilità dei materiali, sperimenta altresì i procedimenti industriali come lo stampo, da cui ottiene le note “torsioni” (dal 1974) in maiolica vivacemente colorata, e la trafila o boudineuse con cui crea i “flussi” (1972-1980) e i “piegati” (1975-80), più noti come il “Pugno di Leoni”, da ammirare in mostra in vari esemplari inediti, tra i quali una maiolica trafilata, smaltata in bruno d'orato del 1972 circa, assemblata postuma sul suo piedistallo e mai esposta prima.
“Esibizioni materiche in termini di plasticità pura”, così le definiva Enrico Crispolti che vedeva in Leoni “… una sorta di volontà di azzerare l’immagine sul portato dello strumento impiegato, evidenziandolo poi con un colore monocromo squizzante e assoluto”. Serie a cui appartengono anche i Pugni del 1973 per il nuovo stabilimento delle Maioliche Faentine di Ercole Baldini, eseguiti con 5 tonalità di nero in mille esemplari, plasmati uno per uno.

Completano l’esposizione un gruppo di quadri (1964-1970), collegabili in buona parte ai “ciotoloni”, i “bronzetti” (1970-1971), le “porcellane” (1977-80), assemblaggi di frammenti e scarti di lavorazione delle stoviglie del periodo di progettazione alla Villeroy e Boch in Germania, veri e propri ready-made sulla memoria di oggetti funzionali, e le ultime “terrecotte” del 1980 accanto alla Pietà del marzo 1980.

LA RICERCA ARTISTICA

Una ricerca all’avanguardia quella di Leoni e in stretto contatto con gli esiti dell’arte contemporanea, a partire dagli stupefacenti lavori degli anni sessanta in carta, d’impronta optical, e dalle sculture metalliche di piccolo formato con sovrapposizione di piani e giochi di pieno e vuoto, in sintonia con i lavori dei Basaldella, di Franco Garelli e più in generale del ‘nouveau réalisme’ che da Milano iniziava a diffondersi tramite Pierre Restany .
“Ritengo tuttavia – spiega il curatore Gian Carlo Bojani - che la somma manipolazione dell’argilla, Leoni la trovasse con l’adozione della trafila, un mezzo meccanico ma straordinariamente duttile nell’offrire alla mano dell’artista l’elaborazioni migliori e mature come: i flussi, le torsioni, i traforati e i geometrici, i cosiddetti ciotoloni ripieni di ‘ratatouilles’, memorie dell’infanzia dove si esprimono al meglio i sentimenti del gioco, nel riporre e comporre e sfidare la fragilità di tanti giochi o parti di giochi della memoria, meccanismi smontati e rimontati, come sono soliti fare i bambini”. Opere certamente in sintonia con gli assemblages di Jean Tinguely, César, Arman, Daniel Spoerri, Joseph Cornell.

Leoni era per altro polemico e irriverente nei confronti di ogni codificazione ideologica e artistica. Contestava le regole del celebre Premio Faenza e nel 1974, quando la commissione giudicatrice ammette all’esposizione del Concorso solo parte di un suo lavoro più complesso, decide di non mostrare al pubblico le opere nascondendole sotto un telo bianco. Due anni dopo, la performance al Museo di Faenza, in cui rompeva, con valenza fortemente metaforico/simbolica, i suoi pezzi per assemblarli in una palla di argilla informe, e la vincita del Premio Faenza 1976 con Composizione di due vetrine "archeologiche", contenenti frammenti di ceramica e medaglioni cimiteriali con immagini della storia dell’arte.

Nel filmato del 1976 “Terra Viva. Scultura ceramica italiana negli anni settanta”, del regista Aldebrando De Vero e a cura di Enrico Crispolti, veniva documentata la performance al Museo di Faenza, accanto agli esiti di altri artisti del tempo: Federico Bonaldi, Nino Caruso, Candido Fior, Nedda Guidi, Pompeo Pianezzola, Alessio Tasca, Nanni Valentini e il faentino Carlo Zauli; ma l’unico a sovvertire, a mettere in discussione, l’opus ceramico era Alfonso Leoni che ardiva ad una azione molto ardua, quella concettuale appunto, non consona di per sé – per il carattere hard - alla ceramica.

Leoni voleva dimostrare che la ceramica può essere altro dall’oggetto smaltato e aveva maturato la grande ambizione di fare della terra un linguaggio. Alimentato dal clima di rottura di quegli anni, sperimentava materiali e tecniche compositive, per creare nuovi cortocircuiti di senso ma soprattutto anticipava l’aria di cambiamento che negli anni ottanta avrebbe generato un pubblico “indeciso a tutto”, sostenendo che non possono esistere concetti di bellezza o bruttezza, ma semplicemente il “dubbioso” e che andare oltre il semplice “bello” voleva dire cogliere la vita nelle sue contraddizioni, nella sua crudezza, nella sua realtà.
“Ricerca. In questa parola – dichiarava Leoni - si può sintetizzare tutto il mio modo di far ceramiche. Una delle cause che mi ha spinto lontano dalla tradizione fatta di bei vasi panciuti, gocciolanti smalti preziosi e di statuine deliziose, è stata la presa di coscienza della preziosità del materiale … ”. Ma non bisogna incantarsi alla piacevolezza che esso emana, bensì usarlo e tentarne nuove espressività, fino a saggiarne i limiti e a sviscerarne ogni possibilità.
Leoni cercava il senso dell’uomo negli oggetti quotidiani e nelle piccole cose al fine di migliorare le condizioni di vita e la condivisione con gli altri. Da qui il suo avvicinamento al disegno industriale.

Dal 1977, con la collaborazione alla Villeroy e Boch, inizia ad assaporare i vantaggi di una posizione di successo. Realizza tre collezioni di valore internazionale, garantite nella produzione per dieci anni e iniziano per lui le collaborazioni e le mostre all’estero, in Giappone, in Belgio, in Canada, in Inghilterra. Nel 1979 si ammala precocemente, ma non cessa, neppure per un istante, di pensare al proprio lavoro.

Dotato di una grande fertilità intellettuale e di una versatilità straordinaria, dallo stupore dell’infanzia, all’intelligenza della ricerca, alla curiosità dell’ignoto, in un ventennio Alfonso Leoni ha lasciato opere di eccezionale vitalità.

A distanza di un decennio dalla grande antologica del 1993 curata da Andrea Emiliani, in concomitanza con il 48° Concorso Internazionale della Ceramica d'Arte di Faenza, la mostra alla Casa Natale di Raffaello a Urbino è l’occasione per riscoprire il genio e la felice produzione di un artista che si annovera tra i più interessanti del XX secolo.

Alfonso Leoni è inoltre presente tra gli artisti documentati nella mostra ''Il Futuro nelle Mani Artieri Domani'', a cura di Enzo Biffi Gentili, in corso fino al 20 novembre 2011 alle Officine Grandi Riparazioni di Torino.

Infine, la piccola ma preziosa mostra “Alfonso Leoni - Disegni”, a cura di Antonella Ravagli, alla Bottega Bertaccini - Libri e Arte (Corso Garibaldi, 4 – Faenza) per la prima volta presenta al pubblico opere grafiche realizzate dall’artista nel corso degli anni sessanta (15 ottobre - 30 novembre 2011 | orari 10 – 13 / 15,30 - 19,30 chiuso domenica e lunedì mattina | info T 0546 681712).

Le opere di Alfonso Leoni si trovano:
al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Valle Giulia a Roma, al Museo d’Arte Moderna di Kyoto (Giappone), al Centro di Ricerche “Pio Manzù” a Verucchio (RN), nella Collezione Cidonio a Marina di Pietrasanta (LU), all’Università di Bologna presso la Facoltà di Matematica, all’Ospedale Civile di Faenza, al Santuario di Gesù Bambino di Praga ad Arenzano (GE), alle sedi provinciali INPS di Roma e di Verona, all'Ospedale Civile di Codigoro (FE), arredo urbano ad Alfonsine (RA), arredo urbano a Bagnacavallo (RA), nel Cimitero dell'Osservanza di Faenza, e in varie collezioni pubbliche e private in America, Inghilterra, Sud Africa, Francia, Germania, Polonia, Russia, Giappone, Belgio, Canada, Italia.


ALFONSO LEONI
Sentimenti del gioco

Casa natale di Raffaello - Bottega Giovanni Santi
Via Raffaello, 57 | 61029 Urbino (PU)

31 ottobre – 27 novembre 2011

Orari
lunedì 31 ottobre > 9,00 - 12,30 / 15,00 - 18,30
dal 1° novembre > lunedì – sabato 9,00 – 14,00 / domenica e festivi > 10,00 - 13,00

Ingresso gratuito

Informazioni > Casa natale di Raffaello - Museo T 0722 320105

Mostra e catalogo a cura di > Gian Carlo Bojani

Testi critici > Gian Carlo Bojani, Enrico Crispolti, Andrea Emiliani, Franco Bertoni, Enzo Biffi Gentili, Luisa Perlo, Antonella Ravagli, Nanni Valentini

Foto > Ezio Foschini - Faenza

mercoledì 12 ottobre 2011

Il Rinascimento a Roma - dal 25 ottobre 2011 al 12 febbraio 2012 mostra e conferenze


Il RINASCIMENTO A ROMA
Nel segno di Michelangelo e Raffaello

25 ottobre 2011 – 12 febbraio 2012
Roma, Fondazione Roma Museo, Palazzo Sciarra

A cura di Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli

Dopo il successo della grande mostra dedicata al Quattrocento romano, la Fondazione Roma offre al pubblico un’affascinante retrospettiva sulla Roma del Cinquecento.
La mostra Il Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e Raffaello indaga e approfondisce, per la prima volta, tutti gli aspetti artistici, architettonici e urbanistici del Cinquecento nell’Urbe.

Promossa dalla Fondazione Roma l’esposizione è organizzata dalla Fondazione Roma Arte Musei con Arthemisia Group e sarà ospitata nelle sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra
dal 25 ottobre al 12 febbraio 2012.




La mostra Il Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e Raffaello deve considerarsi il continuum di quella dedicata al risveglio quattrocentesco della città, intitolata Il ’400 a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino voluta dal Presidente della Fondazione Roma Emmanuele F.M. Emanuele nel 2008, curata da Marco Bussagli e Claudio Strinati, con il coordinamento di Maria Grazia Bernardini.
Questa volta l’esposizione, a cura di Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli, illustra l’arte nel Cinquecento della Città eterna, dall’alto Rinascimento della Roma di papa Giulio II e Leone X - e dei due massimi artisti, Michelangelo e Raffaello - fino all’arte dei decenni successivi che, sostanziata di cultura umanistica, declina verso una astrazione della forma più elegante e decorativa per arrivare all’epoca della morte di Michelangelo (1564) profondamente condizionata da una nuova e coinvolgente religiosità.

La mostra si avvale di un prestigioso comitato scientifico presieduto da Vittorio Sgarbi e formato da Cristina Acidini, Maria Grazia Bernardini, Marco Bussagli, Nicole Dacos, Marzia Faietti, Marcello Fagiolo, Kristina Herrmann Fiore, Sylvia Ferino Pagden, Christoph L. Frommel, Anna Lo Bianco, Maria Luisa Madonna, Lorenza Mochi Onori, Antonio Paolucci, Silvia Danesi Squarzina, Rossella Vodret, Alessandro Zuccari.

L’esposizione si articola in sette sezioni in cui saranno esposti capolavori di Raffaello, come l’Autoritratto (Galleria degli Uffizi, Firenze) e il Ritratto di Fedra Inghirami (Palazzo Pitti, Firenze), e di Michelangelo come il David-Apollo (Museo Nazionale del Bargello, Firenze) e la copia del Giudizio Universale di Marcello Venusti (Museo di Capodimonte, Napoli), oltre a numerose opere di artisti come Francesco Salviati (Adamo ed Eva della Galleria Colonna, Roma), Perin del Vaga (Madonna con Bambino di Melbourne, Australia), Sebastiano del Piombo (Ritratto del cardinale Reginal Pole, Ermitage) e Guglielmo della Porta (Spinario, Ermitage).

Per l’occasione la Fondazione Roma ha provveduto a restaurare alcune importantissime opere, tra cui la Pietà di Buffalo (Stati Uniti) di ambito michelangiolesco (con attribuzione a Michelangelo stesso da parte di alcuni studiosi), che verrà esposta in mostra dopo il restauro realizzato sotto la direzione dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma.

Novità assoluta è la suggestiva ricostruzione virtuale in 3D della meravigliosa Loggia di Amore e Psiche della Farnesina, l'antica Villa voluta da Agostino Chigi a Porta Settimiana e affrescata dalla scuola di Raffaello, nonché della volta della Cappella Sistina e del "Giudizio" di Michelangelo riprodotte in mostra grazie alla tecnologia ENEA, ovvero alla tecnica laser dell'ITR100 inventato da Giorgio Fornetti e dal suo staff.
Il pubblico della mostra potrà così immergersi in uno scenario virtuale di affreschi affascinanti che raccontano mirabili storie e miti antichi nella seducente atmosfera del Cinquecento romano.

Sede
Museo Fondazione Roma
Palazzo Sciarra
Via Marco Minghetti, 22 - 00187 Roma
T +39 06 697645599
www.fondazioneromamuseo.it

Orario apertura
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Lunedì chiuso
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Informazioni e prenotazioni
T +39 06 399 678 88
(da lunedì a venerdì ore 9.00>18.00, sabato ore 9.00>14.00)

Biglietteria on line
www.pierreci.it

Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00
Ridotto gruppi € 8,00 (valido dal martedì al venerdì)
Scuole € 4,50
Famiglia € 20,50
Ridotto speciale Il Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e Raffaello + Georgia O’Keeffe € 15,00


IL RINASCIMENTO A ROMA
Nel segno di Michelangelo e Raffaello
fino al 12 febbraio 2012
Roma, Fondazione Roma Museo, Palazzo Sciarra
A cura di Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli

per chi vuole saperne di più

23 NOVEMBRE ORE 18.00 > CONFERENZA

Intervento di presentazione della mostra
A cura di Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli

Fondazione Roma Museo, Palazzo Sciarra

Il Rinascimento a Roma: ciclo di conferenze


INGRESSO GRATUITO CON PRESENTAZIONE DEL BIGLIETTO DI MOSTRA
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA > T + 39 06 697 645 599


In occasione della grande mostra su Il Rinascimento a Roma, in corso al Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra fino al 12 febbraio, la Fondazione Roma rende omaggio all'importante periodo storico trattato con un ricco programma di conferenze per approfondire i principali temi della retrospettiva, aspetti affascinanti di un'epoca lontana.

Il primo di questi appuntamenti, mercoledì 23 novembre ore 18.00 a Palazzo Sciarra, si intitola Intervento di presentazione della mostra e vedrà i curatori Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli presentare il progetto scientifico dell'esposizione, guidando idealmente l'auditorio in un percorso che consentirà poi al pubblico di orientarsi più facilmente durante la visita della mostra.


> CICLO DI CONFERENZE

MERCOLEDí 30 NOVEMBRE 2011, ORE 18:00
Titolo > Il Sacco di Roma e “La Vita” di Benvenuto Cellini
Relatore > Marco Bussagli
Il Sacco di Roma nel 1527 è stato uno degli episodi più drammatici della storia di Roma e del Papato descritto da Benvenuto Cellini nella sua opera autobiografica. Rileggendo alcune pagine del testo di Cellini si cercherà di ricreare l’atmosfera di quei giorni tristi e di comprendere sia il ruolo difensivo di Castel Sant'Angelo sia l'atmosfera concitata della corte papale.

MERCOLEDí 14 DICEMBRE 2011, ORE 18:00
Titolo > Michelangelo: dal disegno all’affresco, dal disegno alla scultura
Relatore > Silvia Danesi Squarzina
Critica d'arte e docente di Storia dell'Arte Moderna all'Università La Sapienza di Roma, Silvia Danesi analizzerà alcuni disegni di Michelangelo rapportandoli alle sue opere scultoree per approfondire il processo di ideazione dei suoi capolavori.

MERCOLEDí 11 GENNAIO 2011, ORE 18:00
Titolo > La Loggia di Amore e Psiche di Raffaello
Relatore > Maria Grazia Bernardini
Gli affreschi raffiguranti la storia di Amore e Psiche nella volta della Loggia della Villa Farnesina a Roma furono eseguiti da Raffaello e dalla sua bottega per il banchiere Agostino Chigi. La conferenza illustrerà l’iconografia del mito di Psiche e il linguaggio artistico, esempio sublime di quel lessico classicista e aggraziato raggiunto dal grande maestro urbinate e portato avanti dai suoi allievi. Inoltre si analizzerà il rapporto tra la storia di Psiche, e vicende amorose del committente e il significato simbolico del mito.

MERCOLEDí 18 GENNAIO 2011, ORE 18:00
Titolo > Immagini criptate: le "imprese" nella pittura del primo Cinquecento
Relatore > Julian Kliemann
Le “imprese” - combinazioni di un breve motto e di un’immagine - fanno parte della cultura visiva del Cinquecento e dei suoi linguaggi simbolici. Onnipresenti nelle grandi decorazioni del tempo, oggi spesso di difficile lettura, furono usate per propagare velatamente le intenzioni politiche o morali dei committenti. Inventarne delle nuove, sempre più complesse, era un gioco intellettuale a cui partecipavano anche Papi e Cardinali.
Il relatore, Julian Kliemann, Senior Scholar della Biblioteca Herziana di Roma, spiegherà alcuni degli esempi più affascinanti visibili a Roma.

mercoledì 28 settembre 2011

Dal 20 ottobre 2011 Mostra di Cezanne a Milano Palazzo Reale

La Mostra

Cézanne e les Ateliers du Midi
Milano Palazzo Reale
20 ottobre 2011-26 febbraio 2012
Tel.: 02 875672
Orari
Lunedì 14,30-19,30
Mar-merc-ven-dom 9,30-19.30
Giovedì e sabato 9,30-22.30
Biglietto
9 euro intero, ridotto 7,50


L’Artista

In una famiglia che godeva di notevole agiatezza, Paul Cézanne poté frequentare le migliori scuole: dopo gli studi primari dal 1844 al 1849, dal 1849 al 1852 al pensionato Saint Joseph, entrò nel Collège Bourbon – oggi Mignet – dove ricevette un’istruzione umanistica. Nell’ottobre del 1906, mentre dipingeva all’aperto, l’artista fu sorpreso da un temporale. Riportato a casa da un contadino, su un carretto scoperto, semicosciente e in preda a violenta polmonite, morì pochi giorni dopo, Nel febbraio del 1907 al Salon d’Automne, gli fu dedicata un’imponente retrospettiva commemorativa, che segnò un’intera generazione di nuovi artisti (tra cui Picasso e Modigliani), pose anche le basi del Cubismo e aprì le strade alle avanguardie artistiche del Novecento

Un'iniziativa da consigliare
L'Associazione Ad Artem organizza, in occasione della mostra Cezanne e les Ateliers du Midi


Visite LABORATORIO per famiglie con bambini da 3 a 5 anni
Partendo dall’osservazione di alcune opere presenti in mostra, i bambini comprendono come Cézanne osservava la realtà scomponendola in forme geometriche pure. Seguirà un laboratorio dove i piccoli artisti realizzano i loro paesaggi e le loro nature morte guardando con gli occhi di Cézanne.
Costo: € 5,00 bambino - € 13,00 adulto
(ingresso e visita alla mostra. pagamento anticipato)
per informazioni visitate il sito www.adartem.it

giovedì 15 settembre 2011

Venezia: Julian Schnabel fino al 27 novembre 2011

FINO AL 27 NOVEMBRE 2011
Venezia, Museo Correr

curated by Norman Rosenthal




Ultime settimane per visitare la grande mostra “Julian Schnabel. Permanently Becoming and the Architecture of seeing” ospitata nelle prestigiose sale del Museo Correr di Venezia fino al 27 Novembre 2011. L'esposizione è aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.00 (la biglietteria chiude un'ora prima).



La mostra presenta oltre quaranta opere che ripercorrono la sua carriera dagli Anni ‘70 ad oggi e non c’è cornice migliore del Museo Correr di Venezia, storico crocevia fra Oriente e Occidente. Schnabel, infatti, oltre a essere un grande artista americano, è anche un artista del mondo che ha fatto da ponte fra Est e Ovest, assimilando culture diverse e aprendo nuove strade all’arte. Il suo è un progetto di sdoganamento per le nuove generazioni di artisti, una spinta a espandere i confini dell’arte contemporanea.

La retrospettiva illustra la sua poetica fortemente ispirata a Jackson Pollock e Cy Twombly, ma basata anche sulla tradizione europea e mediterranea che ricorda lo stile dei vecchi maestri spagnoli e italiani - come El Greco e Tintoretto - e che interpreta rimandi letterari e culturali, antichi e moderni da Omero a Eschilo, all’arte dei grandi maestri, da Giotto a Goya, da Antoni Gaudí a Pablo Picasso.


Oltre ai i suoi celebri plate paintings la mostra offre opere create con una varietà infinita di tecniche e materiali – dal velluto alla tela cerata, da pezzi di legno recuperati in tutto il mondo, a vele, fotografie, tappeti, teloni e qualsiasi superficie piatta che ispiri i suoi processi creativi – e illustra un modo di utilizzare queste materie che, estrapolate dal loro contesto originario, assumono nuovi significati come realtà dipinta.
Verso la fine degli Anni ‘70 i plate paintings riorganizzarono la logica della pittura, coltivando un nuovo terreno artistico, e fungendo da rimedio alla cosiddetta “morte della pittura”.

Pittore, scultore e regista, Julian Schnabel si contraddistingue per la sua stupefacente capacità metamorfica e la travolgente forza espressiva che comunica attraverso le sue opere. Un talento nato dalla pittura che lo porta a sondare più campi artistici e a cimentarsi nel mondo del cinema dove riesce come ottimo regista con i film Basquiat del 1996, Prima che sia notte del 2000 (vincitore del premio Grand Jury al Festival del Cinema di Venezia), Lo Scafandro e la Farfalla del 2007 (vincitore del premio per il miglior regista al Festival di Cannes). La produzione cinematografica di Schnabel è strettamente correlata alla sua produzione artistica al punto che i suoi film possono essere considerati un naturale proseguimento della sua vena pittorica.

In mostra, tra le opere più significative, “Painting for Malik Joyeux and Bernardo Bertolucci” del 2006, “The sea” del 1981, “St. Francis in Ecstasy” del 1980, Portrait of Rula” del 2010, "“Bez #1” del 2010, "The Atlas Mountains” del 2008 e la grandiosa scultura in bronzo "Queequeg" 2007-2010

Orari
Dal 4 giugno al 31 ottobre
Tutti i giorni 10.00>19.00
Dal 1 al 27 novembre
Tutti i giorni 10.00>17.00
La biglietteria chiude un’ora prima

Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00
Ridotto Speciale € 6,00

Diritto di prevendita
€ 0,50

Sito internet
www.arthemisia.it
www.visitmuve.it
www.julianschabel.com

Informazioni e prenotazioni
T 848082000
T 0039 04142730892 (solo per chi chiama dall’Estero)

Catalogo Skira

Biglietteria on line
www.visitmuve.it

martedì 13 settembre 2011

Mostra in Olanda: il secolo d'oro in festa

La festa è il tema della nuova mostra presso il Frans Hals Museum
Esposizione Il Secolo d’oro in festa dall’11-11-2011 al 6-5-2012


L’inverno sarà festoso al Frans Hals Museum! L’esposizione Il Secolo d’oro in festa illustra la grande popolarità delle feste quale soggetto nell’arte del XVII secolo. Pittori come Jan Steen e Frans Hals hanno raffigurato personaggi e gruppi di persone immersi in festeggiamenti di ogni tipo, dalle fiere contadine e dal carnevale alle lussuose feste campestri, ai banchetti degli ufficiali della guardia civica.
In occasione della mostra, il Frans Hals Museum espone una cinquantina di opere, tra queste alcuni capolavori provenienti dalla propria collezione oltre a prestiti dal Metropolitan Museum (New York), dalla Gemäldegalerie (Berlino) e da altri musei. Il Secolo d’oro in festa è aperta al pubblico dall’11 novembre 2011 al 6 maggio 2012.

La mostra Il Secolo d’oro in festa propone per la prima volta una panoramica dei dipinti dell’epoca che hanno questo soggetto . Oltre alle tante splendide opere di importanti artisti del XVII secolo, i visitatori potranno ammirare una vasta carrellata di scene narrative che danno un’idea, spesso in modo ammiccante, del sistema di norme e valori condivisi in quell’epoca. I quadri raffigurano le feste più svariate: eleganti party all’aperto, fiere, banchetti e matrimoni contadini, oltre alle festività di San Nicola e religiose come l’Epifania e la Pentecoste.

L’esplorazione delle possibilità artistiche
Le feste erano un soggetto che i pittori del Secolo d’oro prediligevano. I dipinti di questo genere probabilmente si vendevano bene, ma offrivano anche agli artisti l’opportunità di spingersi al di là dei confini della propria arte. La popolarità crescente di cui il soggetto godette nel XVII secolo si deve soprattutto a Jan Steen, il pittore che più e meglio di ogni altro ritrasse le feste. Non solo ne dipinse una grande varietà, più di qualsiasi altro pittore, ma eccelse anche per la straordinaria vivacità delle espressioni dei visi raffigurati e l’umorismo delle composizioni. Di lui sono esposte sette opere.

Ritratto di uno stile di vita libertino
Non tutte le occasioni festive del XVII secolo sono raffigurate nei dipinti; infatti non conosciamo rappresentazioni di feste di compleanno o natalizie. Altre festività, come San Nicola, sono molto rare. Degno di nota è il fatto che molte sono le opere con i matrimoni dei contadini come soggetto, mentre non ci sono quasi immagini di feste nuziali delle classi più agiate. Sembra quasi che i pittori prediligessero i festeggiamenti dove ci si lasciava andare a comportamenti licenziosi.

Nella mostra, la pittura di Haarlem occupa un posto di spicco. Il genere pittorico della “compagnia galante”, introdotto ad Amsterdam da David Vinckboons, conobbe un forte sviluppo ad Haarlem, a opera di artisti quali Esaias van de Velde, Dirck Hals e Willem Buytewech. Frans Hals, il pittore più famoso di Haarlem, nei suoi innovativi ritratti di gruppo della guardia civica ha messo in scena con caratterizzazioni felici, gesti ed espressioni di una vivacità fino ad allora sconosciuta gli ufficiali che banchettavano. Jan Steen dipinse molte delle sue opere migliori ad Haarlem.

Catalogo
Se per gli spettatori del XVII secolo le cattive maniere e le situazioni comiche dovevano risultare immediatamente evidenti, oggi abbiamo spesso bisogno di conoscere i retroscena per poter comprendere i dipinti. Perciò la mostra è accompagnata da un’audioguida e da un ampio catalogo con un saggio introduttivo di Anna Tummers (conservatrice del Frans Hals Museum e curatrice della mostra). Thijs Weststeijn (ricercatore presso l’Università di Amsterdam, specializzato nella teoria e nella filosofia dell’arte del XVII secolo) descrive quali idee regnassero in quel tempo sulla raffigurazione pittorica delle feste e sulla funzione dell'alcool, dei comportamenti libertini e dell'umorismo in questo contesto. Herman Roodenburg (titolare della cattedra , finanziata da terzi, di Antropologia ed etnologia storica dell’Europa presso VU Università di Amsterdam) e Mickaël Bouffard-Veilleux (ballerino e storico della danza) discutono in un saggio comune come i pittori del XVII secolo facessero assumere alle figure che ritraevano determinati atteggiamenti e le facessero danzare, e in che misura questi atteggiamenti coincidessero con l’idea di “decoro” nelle diverse classi sociali. Marieke de Winkel (specializzata nello studio dei costumi) illustra nel suo articolo l’abbigliamento nel XVII secolo e spiega quello che si può dedurre dagli abiti raffigurati. (c. 16o pagine, a pieno colore, edizione in olandese e in inglese, NAI Publishers, prezzo al pubblico c. €27,50).

Attività e audioguida
In concomitanza con la mostra si organizzano varie attività e vari eventi, ad esempio conferenze, giornate dedicate alle famiglie, offerte comprensive di escursione in battello e workshop. Il prezzo d’ingresso comprende un’audioguida in due lingue (olandese, inglese).


Sponsor
Il sostegno finanziario di VSB Fonds, SNS REAAL Fonds, Dr. Marijnus Johannes van Toorn & Louise Scholten Stichting, Stichting Zabawas , J.C. Ruigrok Stichting, Prins Bernhard Cultuurfonds e Banca ABN AMRO ha reso possibile la realizzazione dell’esposizione. Il Museo riceve appoggi finanziari da BankGiro Loterij.

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Titolo Il Secolo d’oro in festa
Periodo: dall’11-11-2011 al 6-5-2012
Sede Frans Hals Museum, Groot Heiligland 62, Haarlem
Telefono 0031-23- 511 57 75
Orari di apertura da martedì a sabato, dalle ore 11.00 alle 17.00; domenica e giorni festivi, dalle ore 12.00 alle 17.00
Chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio

venerdì 22 luglio 2011

Mostra in Olanda: Rubens, Van Dyck & Jordaens


Rubens, Van Dyck & Jordaens

Pittori fiamminghi dalla collezione dell’Hermitage

Dal 17 settembre 2011 fino al 16 marzo 2012 l’Hermitage di Amsterdam ospita una straordinaria selezione proveniente dalla collezione di opere fiamminghe dell’Hermitage di San Pietroburgo, un’eccezionale raccolta di 75 dipinti e circa 20 disegni che comprende vari capolavori dei tre maestri della scuola anversate, Peter Paul Rubens, Anthonie van Dyck e Jacob Jordaens, oltre alle opere dei loro celebri contemporanei.

Peter Paul Rubens (1577–1640) occupa un posto dominante con ben 17 dipinti e molti disegni. Egli fu infatti il più importante, il più geniale e influente pittore fiammingo del XVII secolo. Ma Rubens si fece conoscere e rispettare anche come affabile aristocratico, diplomatico, collezionista e la sua bottega era un’impresa ben organizzata. Nella sua epoca l’artista fu un vero e proprio fenomeno, un homo universalis. Le sue opere, sia religiose sia profane, testimoniano il suo ineguagliabile talento. Uno dei sommi capolavori è la famosa Deposizione dalla croce (c. 1618), in cui Rubens ritrasse con grande suggestione e drammaticità la sofferenza di Cristo. Il dipinto non è mai stato dato in prestito prima d’ora.

La mostra illustra ampiamente l’influenza esercitata da Rubens e presenta gli artisti che ne seguirono l’esempio. Gli eleganti e raffinati ritratti eseguiti da Anthonie van Dyck (1599–1641), il più capace allievo di Rubens, hanno un posto di spicco nell’esposizione. Attorno al 1638 Van Dyck ritrasse il sovrano d’Inghilterra Carlo I e la sua consorte, la principessa francese Henriette Maria. In quel momento Van Dyck era già da alcuni anni pittore di corte in Inghilterra ed era stato investito del titolo di “sir Anthony”.

Il terzo grande rappresentante della scuola fiamminga, Jacob Jordaens (1593–1678), non era un allievo di Rubens ma ne fu ugualmente ispirato. Nei suoi imponenti dipinti lo spettatore respira la vibrante vitalità fiamminga. Perfino le opere di soggetto storico emanano un’atmosfera tipicamente fiamminga.
Per informazioni consultate il sito
Fonte: www.holland.com